L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Parma si unisce alla posizione della FNOPI contro la proposta di Massimo Garavaglia: il problema della carenza infermieristica non si risolve riducendo la formazione, ma valorizzando la professione e migliorando le condizioni di lavoro
La Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ha espresso con estrema chiarezza la propria contrarietà alla proposta lanciata dal Presidente della Commissione Finanze al Senato Massimo Garavaglia (Lega) di istituire un “liceo infermieristico abilitante”, come via principale per risolvere la carenza di infermieri in Italia. (Quotidiano Sanità)
Anche l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Parma condivide questa valutazione e intende ribadire alcune criticità che – nel concreto della professione infermieristica – tale proposta non affronta, non risolve e anzi potrebbe aggravare.
Le criticità della professione infermieristica
La professione infermieristica oggi si confronta con una pluralità di problemi:
- la carenza numerica di infermieri sul territorio e nelle strutture sanitarie, che pone a rischio la qualità delle cure, l’equità di accesso e la sostenibilità del sistema;
- l’attrattività del percorso formativo e professionale: molti giovani non si avvicinano all’infermieristica perché percepiscono un percorso lungo, complesso, poco riconosciuto e con prospettive di carriera limitate;
- condizioni lavorative che spesso risultano gravose: carichi elevati, turni, pressioni assistenziali, limiti nel riconoscimento delle competenze avanzate e scarsa valorizzazione economica e professionale.
- la necessità di formazione universitaria, specializzazioni e aggiornamento costante per affrontare la complessità crescente del sistema sanitario, le nuove tecnologie, l’invecchiamento della popolazione e le comorbilità.
Perché la proposta del liceo abilitante non è una soluzione percorribile
La proposta di Garavaglia prevede la creazione di un percorso liceale infermieristico abilitante – ovvero un diploma che permetterebbe subito l’accesso al lavoro come “assistente infermiere”, con la possibilità successiva di specializzarsi. (Quotidiano Sanità)
Tale proposta presenta numerosi problemi:
- Semplificazione e riduzione della professionalità: il percorso universitario e le specializzazioni rappresentano «il fulcro delle professioni infermieristiche moderne». Ridurre la formazione a livello liceale equivale a sminuire competenze, responsabilità e sicurezza professionale.
- Non affronta la valorizzazione del professionista: il problema non è solo quanto tempo si impiega a formarsi, ma come si valorizzano le competenze, come si garantisce una carriera professionale e come si migliora la condizione lavorativa.
- Rischio di segmentazione della professione: creare figure “base” e figure “specializzate” in un percorso a due velocità può generare disparità tra infermieri, indebolire la professionalità complessiva e rallentare la piena integrazione della professione infermieristica all’interno del sistema sanitario.
- Tempi e continuità della formazione: non è vero che la formazione universitaria «allunga» il problema: la complessità assistenziale richiede professionisti adeguatamente formati fin dall’inizio per garantire sicurezza e qualità nelle cure. La via dell’università e delle lauree magistrali dedicate restano scelte strategiche.
- Rischio di ulteriore precarizzazione: un accesso al lavoro precoce ma con competenze limitate potrebbe generare figure meno qualificate, meno riconosciute, con minor carriera e con maggiore turnover, aggravando la carenza anziché risolverla.
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Parma invita le istituzioni politiche e regolatorie a evitare soluzioni “ponte” e scorciatoie che, pur nel buon intento di dare risposta alla carenza infermieristica, rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza e la professionalità degli infermieri. La strada corretta è il rafforzamento della formazione universitaria e delle specializzazioni, la valorizzazione della carriera infermieristica, l’investimento sulle condizioni di lavoro e sull’attrattività della professione nel complesso.
Invitiamo tutte le parti interessate a sostenere un dibattito serio, collaborativo e lungimirante, per costruire un sistema sanitario sostenibile nel quale l’infermiere è riconosciuto, formato, valorizzato e integrato in pieno.