FNOPI in Commissione Lavoro al Senato: Infermiere è lavoro usurante

FNOPI in Commissione Lavoro al Senato: Infermiere è lavoro usurante

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Audizione in Senato dei rappresentanti FNOPI per il riconoscimento del lavoro usurante per gli infermieri.


Quello degli infermieri è un lavoro usurante e non “gravoso” come è stato finora catalogato togliendo alla categoria una serie di facilitazioni organizzative e previdenziali. Così Carmelo Gagliano, componente del Comitato centrale FNOPI e presidente dell’ordine di Genova in audizione presso la Commissione Lavoro del Senato.

Oggi, nelle disposizioni sui lavori usuranti gli infermieri rientrano solo in via residuale tra la generalità dei lavoratori notturni e quelli che ne beneficiano in concreto sono pochi: l’attività usurante viene riconosciuta solo nei casi in cui i dipendenti prestino servizio per almeno 6 ore del periodo notturno e per un minimo di 78 notti ogni anno.

Già prima della pandemia, a certificare la complessità del lavoro svolto dall’Infermiere e il carico di lavoro usurante, c’è una ricerca del Cergas Bocconi che ha certificato come l’11,8% degli organici di Asl e ospedali – e tra questi il 16% circa degli infermieri in servizio – presenta inidoneità fisiche che ne limitano la mansione svolta e di questi il 7,8% presenta inidoneità parziali permanenti.

Gli Infermieri rientrano a pieno titolo tra le professioni che si trovano a dover subire infortuni che evolvono verso malattie professionali a causa della peculiare attività lavorativa svolta.

Una recente ricerca svolta in Emilia-Romagna indica che su 2.439 casi di malattie professionali denunciate nella Regione nel periodo posto in osservazione, la maggior parte dei casi riguarda lavoratori per l’88% di sesso femminile, di età superiore ai 50 anni (76%) e gli infortunati svolgono prevalentemente il lavoro di infermiere (32%).

Per non parlare della violenza (fisica o verbale) che ha coinvolto finora l’89% degli infermieri.

Non si può utilizzare il mero parametro nel numero di turni di notte effettuati nell’arco dell’anno – conclude Gagliano – come prevede ora la legge: prestare servizio per dieci ore di notte in condizioni massima allerta, in un servizio di rianimazione o ad un tavolo operatorio, dove ogni istante l’allarme di un respiratore automatico può richiedere un immediato intervento salvavita, non è come essere adibiti ad una catena di montaggio.

In allegato il testo completo dell’intervento.